E risaputo.
È risaputo del cavalluccio marino che la femmina è maschio, nel senso di chi comanda nella coppia, (ancestralmente ragionando, e in Sicilia soprattutto), e depone le uova in una sacca incubatrice nel panciuzzo del maschio, che gliel’hanno progettata vicino all’apertura anale. Quando queste si schiudono, il maschio espelle i giovanotti, scusate, avannotti, con le contrazioni addominali come per il parto femminile. (Dio abbia in gloria la gravidanza maschile.)
È risaputo. Ma io non lo sapevo, l’avessi saputo sarei nata Hippocampus.
Non avrei avuto bisogno di chi mi portava su per le scale la bombola per la stufa (allo stato attuale tocca ancora a me) ma non avrei dovuto partorire, può darsi che ci avrei fatto un pensierino. Da hippocampus a quest’ora stavo a mare, come certe volte uno si sente, Pippo comu semu? A mari semu. Tanto vale…
A ogni modo non era di questo che dovevo parlare ma di una formica. Sì, la formica di Meno. Nientedimeno. Una formica pornografica.
Ma prima, un poco prima, abbiate pazienza, volevo celebrare il polipo. Che ne sapete voi?
Ha tre cuori. Ha sangue blu. Dopo l’accoppiamento entrambi i partner muoiono, si lasciano. Vanno in avaria come i divorziati: i maschi vagano depressi fino alla morte (lo dicevo io, la polipa ha sempre un ottimo avvocato), le femmine aspettano che le molte-mila-moltissime uova deposte si schiudano e poi vanno incontro a un suicidio programmato .
Nel mondo umano, mia personale opinione, il suicidio metaforico abbraccia tutto il progetto. Tutto. Si enuncia in tutta la fase preparatoria all’accoppiamento, alla fase dell’accoppiamento consapevole, al ri-accoppiamento eventuale, indi alla fase di progettazione e della suddivisione delle tasks nei pomeriggi dei pargoli: lezioni di tennis, lezioni di arabo, inglese, giapponese, corso di informatica, guida esperta, guado del fiume compreso, ippica… corsi di pasta filata e di zucchero, ceramica e progettazione di satelliti E così fino alla completa autonomia. E nessuno fa più sesso. Cioè magari il marito l’ha fatto e la moglie non lo sa e viceversa. Non conviene mai indagare troppo.
Non è sempre così ovviamente.
Conosco molti casi di coppie felici con figli.
Conosco molti casi di coppie felici ma non me ne viene in mente nessuno adesso.
La formica invece, quella la conosco bene. Quella di Meno.
La formica pornografica.
So da fonti certe che si sta dando da fare.
L’altro giorno mi è giusto arrivato un messaggio sul telefono, la formica, lei, mi chiedeva di non fargli falciare il prato, a Meno, che questa cosa dell’erba alta le stava dando soddisfazioni. Tutte a me capitano. Lo dico con cognizione di causa, credetemi: per esempio al lavoro, la prima parte del mattino, da venticinque anni (in ascensore), dopo ciao e ti sei fatta i capelli lisci, sei stata dal parrucchiere (che sottende supposta incapacità di lavarsi e farsi una piega da sole) è: ho troppo mal di stomaco, stanotte sono stato seduto sul gabinetto, non ho chiuso occhio. Io che dovrei dire? Che volendo si può anche dormire lì. Se il bagno non è troppo grande, tipo il mio, ci si può fare puntello del muro di destra e non si casca mica, le ginocchia piegate, le gambe a 90 gradi e niente, in una botte di ferro, quantomeno per il problema del sonno. Tralascio i giri in ascensore con i separati, i disperati, quelli che non hanno preso il premio, quelli che era meglio morire da piccoli con peli del xx a batuffoli. Venticinque anni così… tutti a me…
La formica pornografica però ha tutta la mia stima: non mi ha vomitato addosso i suoi problemi fisici o psichici, anzi, mi ha fatto partecipe di una strategia. L’erba alta. Per fornicare. Che non deve essere un termine coniato per lei perché non è emme ma enne. A ogni modo, la formica dopo la riproduzione diventa regina (e qui con il mondo umano c’ha pure delle cose in comune, sempre per l’ ipotesi dell’ottimo avvocato) e il maschio muore.
Tutte le fortune a una cosa così piccola: ricca e vedova e piena di operaie… io ho provato a fare quello che mi chiedeva, ho tenuto Meno al telefono per un po’ di tempo fino a che non mi ha comunicato che stava andando a preparare la cena e non credo proprio che falci correntemente il prato con gli spaghetti tra i denti. Mi sono sentita come una ruffiana di grandi numeri, ho garantito soddisfazioni. Alla formica. Io, partecipe. Prato illeso.
Non mi sono assicurata però di dove lui colasse poi la sua pasta prima di mantecarla in padella con il suo bel sugo dopo aver stappato quella diginitosa bottiglia di vino. Uno che ha un lavandino ne fa uso. Ecco.
Non crederete mica che Meno, nientedimeno, potesse fare una cosa così atroce?
Oggi ho trovato dieci telefonate perse, otto da una tipa di un call center di un operatore telefonico, una da numero sconosciuto e una da un fisso, per scrupolo, giusto perché ho tanti racconti in giro per concorsi, ho cercato il numero sul web. Era un concessionario d’auto.
L’undicesima no.
L’undicesima mi ha colto impreparata.
Ho risposto. Era il reparto grandi ustionati del Cannizzaro…
Devo smettere di rispondere al telefono.
E di intrattenere rapporti umani con i miei colleghi.
E di lavarmi i capelli da sola.
Devo.