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signorina permette una Gelosia?

digitate gelosia su un motore di ricerca, passano fiumi di storie, di definizioni, di libri, articoli, notizie di mille colori.

Te ne vai innamorato e tutto quanto lacerato. Lo vedi quel cencio che rinuncia, lo vedi andare via, vedi spalle che fan spallucce. Potevi fermarlo…mettere su un sigillo, dire stai tranquillo. Dare le coordinate e il perimetro di una fiducia sufficiente per affrontare un dolore che ha forma ed è consistente. FOrse così si rompono le cose troppo grandi, quelle talmente grandi che sei talmente piccolo che ti fai schiacciare. E non saprai mai se il tuo era uno specialissimo prototipo d’amore, che non se ne trovano in giro, che è frutto di una accurata intersezione di coincidenze e dopo tutto questo lavoro mangi la polpa e sputi frantumi di rimanenze. Che sarà mai? Mi informerò. Farò sondaggi. La cosa che da sempre ho sentito dire è ” la gelosia la provi perché non sei sicuro di te”. Naaaa, bello l’alibi, ancor più bello se il tuo amore è bello, inteso come sentimento, perché poi in effetti puoi anche accoppiarti con uno scimpanzé e avere le tue personali percezioni. Direttamente proporzionale, direttamente esplosivo. Pure per i santi. Dobbiamo chiedere ai santi che sarà mai. Una cosa che ti si conficca nello stomaco anzi in gola e poi come con un coltello da pane, tutto zigrinato, zìgrina, srz srz srz srz e zigrinando scende, arriva allo stomaco. Ti taglia in due. Senti evaporare te stesso, come se la tua essenza riuscisse a uscire dai tuoi stessi pori e tu perdessi valore e consistenza. Carcassa. Il valore che dovresti avere per un altro, un amico, un amore, un ramo di quel genealogico, quello che vuoi và. Qualsiasi cosa. Qualsiasi persona che non si dichiari della tua stessa cerchia nonostante ci sguazzi. Che non enfatizzi appartenenza. Che, partendo da te e dandoti per scontato, sculetti verso qualcosa che non sei tu. Cioè, gelosia mi pare, oltre la paura di perdere il soggetto o l’oggetto della tua attenzione più spiccata e avvolgente, una perdita di equilibrio su quel filo che… ommioddio. A volte si può rinunciare anche ad amare… non sono sicura. Forse lo dovrei sperimentare. Però forse ci sono arrivata vicina a immedesimarmi. Una volta che me ne hanno parlato. E’ patologia se è un sentimento ingiustificato. E’ dolore evitabile se è sottilmente provocato… ed evitare può voler dire lasciare andare. May be. Credo proprio di sì. Forse è questo che ha provato Elia. urlando prima, piangendo poi, nel mio “Dio delle Città”. Un dolore che non ha avuto modo di essere sedato, rassicurato, sezionato. Elia se ne è andato. Si riesce a rinunciare a qualcosa che ami violentemente se violentemente poi ti può rendere agonizzante? Andarsene amando. Che storia complicata. Io conosco l’altra versione, quella di quando, ed è triste pure lì, smetti di amare e se non vai via, di amarti anche tu. Che palle ci vogliono a tenere lontane le passioni? Basteranno gli spinaci per essere così forti? Zigrinando scende. Te ne vai innamorato e tutto quanto lacerato. Lo vedi quel cencio che rinuncia, lo vedi andare via, vedi spalle che fan spallucce. Potevi fermarlo…mettere su un sigillo, dire stai tranquillo. Dare le coordinate e il perimetro di una fiducia sufficiente per affrontare un dolore che ha forma ed è consistente. FOrse così si rompono le cose troppo grandi, quelle talmente grandi che sei talmente piccolo che ti fai schiacciare. E non saprai mai se il tuo era uno specialissimo prototipo d’amore, che non se ne trovano in giro, che è frutto di una accurata intersezione di coincidenze e dopo tutto questo lavoro mangi la polpa e sputi frantumi di rimanenze.

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