aLLe 19 e 19 era lì.
Lei era lì. Lì giusto il tempo di comprare un panino con la mortadella tagliata sottile sottile, un salto all’edicola, un libro in edizione economica e due riviste, un caffè da portare grazie, ed era lì. Lì l’odore del panino era una tentazione. Tentazione come fosse lei il serpente che voleva entrare nella cesta all’incontrario e senza musica, solo l’odore. Odore, che male faceva, sapeva pure lui che sarebbe arrivato, anche lui abbastanza trafelato. Trafelato e sfatto, un accenno di barba, la camicia del giorno prima; era uno che si passava la mano tra i capelli. Capelli con le punte scolorite, la barba un accenno di bianco, gli occhi sfumati di nero come se avesse l’ombretto, il panino doveva aspettare.
Aspettare, forse doveva prenderne due? Due, certo non poteva scartarlo lì davanti a lui e mangiare così. Così come la pecora mastica l’aiuola, senza regole, maleducata, ora. Ora, ora a che ora era? avrebbe dovuto mangiarlo ‘ora’. Ora il pensiero del panino diventava sottile dolore e l’attesa infinita. Infinita; chiuse la cerniera della borsa, per sentirlo meno.
Meno male, si disse, quando lo vide arrivare, sedersi accanto a lei sulla panchina, scartare un panino, aprire una rivista e sull’altra mettere un caffè. Caffè oramai freddo, bicchiere sporco, cartine macchiate e scontrino appallottolato. Gli diede il tempo di respirare, le mani libere, una boccata di fumo poi lo guardò dritto in faccia.
Ti stavo aspettando.
Anche io.
Bene.
Chi sei?
Uno
Ma uno troppo pieno di se. Ti ho sognato sai? Eri veloce e abile come un Leprecauno finchè non ti ho tolto il cappello. Te l’ho tolto e sei rimasto nudo. Di quella nudità imbarazzante: avevi il naso lungo e pure arrossato. Cominciamo dalla cosa più importante tu fai uso di sostanze?